Dove volano le farfalle
Bernard Trainor è l’autore di un grande giardino in sintonia con l’architettura moderna di Feldman Architecture e lo spirito del paesaggio naturale dell’entroterra californiano
Apochi chilometri nell’entroterra di Carmel-by-the- Sea, in California, Santa Lucia Preserve è un complesso privato di poco più di 8.000 ettari di natura incontaminata all’interno di una riserva. Un paesaggio quanto mai vario, attraversato da colline, torrenti, vallate e pianure con una vegetazione autoctona ricca e variegate e una fauna selvatica, che la comunità si impegna a preservare e valorizzare: solo il 10 per cento della Preserve è edificabile, il resto è riservato alla conservazione del territorio. In questo luogo si ha la netta sensazione che il tempo si sia fermato e chi sceglie di abitarvi lo fa per disconnettersi dal caos e riconnettersi con la natura, a una manciata di chilometri dalla città.
Dopo due anni di ricerca di un terreno nella Preserve che avesse una parte pianeggiante sufficientemente ampia da consentire una casa su unico livello, spazi per vivere all’aperto e una vista sul panorama senza soluzione di continuità, una coppia ha affidato allo studio Feldman Architecture la costruzione di una dimora dove trascorrere i fine settimana e ospitare gli amici e al paesaggista Bernard Trainor, titolare di Ground Studio, la sistemazione degli spazi esterni e la creazione di un giardino. Durante uno dei sopralluoghi con I team di progettazione, che hanno lavorato a stretto contatto, i committenti hanno notato innumerevoli farfalle che volavano e si posavano nel prato e anche la presenza di vari fiori di Calochortus, che gli Americani chiamano gigliMariposa (farfalla in spagnolo): il volo delle farfalle è stato, quindi, preso dagli architetti come ispirazione per la forma e per il nome della casa stessa, Butterfly House. La villa, dall’estetica moderna ma semplice, ha spazi separate per la vita quotidiana e per il relax. Questo è il motivo per cui si compone di tre padiglioni in cemento che sono sormontati da tetti ad ali di farfalla (a forma di V allargata) che oltre a infondere un carattere poetico alla struttura, sono progettati per catturare l’acqua piovana. Ogni tetto, infatti, la incanala verso vasche di raccolta che poi si accumulano in cisterne dove l’acqua, una risorsa sempre più limitata, viene conservata e utilizzata per irrigare, quando e dove ce n’è più bisogno.
Il padiglione centrale ospita gli spazi conviviali ed è collegato tramite una struttura a ponte, dove si trova lo studio, a un padiglione con la master suite; un terzo padiglione leggermente più distante è dedicato agli ospiti. In tutti, grandi vetrate apribili, oltre a conferire una sensazione di leggerezza, mettono la casa in connessione diretta con il paesaggio, consentendo vedute delle colline circostanti e del canyon, come se essa non conoscesse confini. Il giardino è stato progettato per accentuare l’immersione con l’ambiente naturale: circonda ogni singolo spazio dei padiglioni, mettendo in relazione gli uni agli altri. Trainor ha creato aree di sosta piacevoli nelle aree pianeggianti, gestito e dato uno scopo a quelle in pendenza, trovandosi il terreno su un sito collinare con una dorsale nord-sud. Complessivamente il giardino si estende su una superficie di circa due ettari, buona parte dei quali occupati da boschetti di grandi querce autoctone della California, che sono stati mantenuti, nella zona di arrivo alla proprietà e lungo I suoi confini laterali, e grandi prati. Grazie a un processo di idrosemina, questi ultimi sono stati rinaturalizzati con erbacee tipiche della riserva, quali Achillea millefolium, Eschscholzia californica (papavero della California), Acmispon glaber subsp. glaber, Lupinus nanus, che alternano le loro fioriture nel corso delle stagioni con il papavero grande protagonista da fine inverno ai primi geli. Un matrix di graminacee autoctone, seminate con lo stesso metodo, fornisce uno sfondo alle erbacee: principalmente Nassella pulchra, Bromus carinatus, Festuca rubra ed Elymus glaucus. In breve tempo, i prati così composti si sono integrati e contestualizzati perfettamente nel paesaggio fino a fondersi con esso. Le querce esemplari sono state lasciate anche nei pressi dei padiglioni e creano spazi intimi e cannocchiali visivi piacevoli. Si tratta di Quercus agrifolia, sempreverde, e di Quercus lobata, decidua, che in autunno si veste di giallo e arancio. L’accesso alla proprietà avviene dall’alto, tramite un viale che attraversa uno dei boschi di querce e giunge a una corte di acceso semicircolare in ghiaia organizzata intorno a un arco centrale di cemento, sul retro degli edifici, disposti a ventaglio. Da qui si dipartono sentieri con gradinate e pavimentazione in pietra che conducono al padiglione principale e a una grande area di sosta tra quest’ultimo e quello per gli ospiti e più oltre verso una piccola zona SPA con una vasca in cemento e cedro. Pur nel rispetto dell’identità del luogo, la corte di accesso è ingentilita e resa accattivante da grandi aiuole informali con il tappezzante Arctostaphylos edmundsii ‘Carmel Sur’, Calochortus e graminacee, principalmente Carex e ciuffi di Festuca mairei, e da bordure di grande impatto estetico di Juncus patens ‘Elk Blue’ e di Elegia tectorum ‘El Campo’ (ex Chondropetalum), che appartiene alla famiglia delle Restionaceae, di origine sudafricana.
Una transizione senza soluzione di continuità tra natura e costruzione contraddistingue tutti gli spazi di passaggio e di sosta, con il paesaggio progettato che si intreccia e filtra tra i padiglioni, li circonda e sfuma verso quello naturale. Tra la pavimentazione di raccordo macchie di Elegia tectorum ‘El Campo’ si alternano a bordure di Carex pansa e Achillea millefolium, il timo serpillo si insinua tra le lastre. Grandi arbusti di Arctostaphylos alzano il piano di osservazione e sono piantati apparentemente in modo sparso ma studiato, come esemplari isolati o per creare quinte fiorite da fine inverno a primavera: rosa per Arctostaphylos pajaroensis ‘Warren Roberts’ e bianco per A. ‘Dr. Hurd’. In ogni stagione sono piante interessanti per il loro portamento, le foglie sempreverdi e nel caso di A. ‘Dr. Hurd una meravigliosa corteccia color mogano. Il colore dei fiori di Arctostaphylos e Achillea millefolium sono l’unica eccezione alla palette cromatica alquanto neutral delle vegetazione intorno agli edifici, composta da tonalità di verde e cromie di marrone, per creare un effetto di tranquillità. Muretti in pietra o cemento incorniciano e dividono gli spazi esterni aperti verso il paesaggio e creano una sensazione di unità tra architettura e progetto del paesaggio. In queste zone grandi Thamnochortus insignis, altra restionacea sudafricana, in qualche caso sono punti focali, come avviene poco fuori la terrazza del padiglione principale, soprattutto quando sono in fioritura, in altri vanno a fondersi con Elegia e Juncus in grandi macchie che traguardano orizzonti lontani. Lentamente queste piante lasciano il posto alla vegetazione nativa rinaturalizzata, punteggiandola qua e là così che la vegetazione intorno alla casa dialoghi con quella circostante e si fonda con essa, in un paesaggio a basso consumo idrico che celebra la spettacolare vista. La scelta delle piante è puro equilibrio tra forme e texture, luminosità e opacità. La progettazione degli spazi e il planting design hanno creato un rapporto fisico e visivo con il paesaggio, mettendo in risalto il cielo, le montagne circostanti, attraverso una vegetazione bassa che non ostacola la visione del panorama. Bernard Trainor ha saputo valorizzare i dettagli del sito: le sue piante native, il suolo, la topografia, l’architettura, le viste a perdita d’occhio e ha creato un giardino contemporaneo profondamente connesso con il luogo.